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Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street

Foto Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street Film, Serial, Recensione, Cinema

Sweeney Todd (Johnny Depp) ritorna a Londra dopo essere scappato da una prigionia illegale, trovando sua moglie e sue figlio sofferenti sotto le mani del giudice Turpin (Alan Rickman), l'uomo responsabile della sua prigionia. Con l'aiuto della sua precedente padrona di casa, Mrs. Lovett (Helena Bonham Carter), Sweeney Todd inizia un piano di vendetta iniziando dagli individui responsabili della sua sfortuna, finendo con una società tutta dal suo punto di vista.

Titolo originale
RegiaTim Burton
CastJohnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen, Laura Michelle Kelly, Timothy Spall, Anthony Stewart Head, Jamie Campbell Bower, Anthony Head
GenereMusical
Anno2007
Durata117' / 22 Febbraio 2008
ProdU.S.A.
ProduzioneJohnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen, Laura Michelle Kelly, Timothy Spall, Anthony Stewart Head, Jamie Campbell Bower, A
DistribuzioneWarner Bros.
Sitowebhttp://www.sweeneytoddmovie.com

Recensioni (3)

larachiti Film Cinema
larachiti
7

Il nuovo film del genialoide Tim Burton è un musical che racconta le vicende di Benjamin Barker un barbiere londinese che viene ingiustamente accusato, arrestato e condannato dal perfido giudice Turpin che brama le grazie della moglie del barbiere. Dopo essere fuggito dalla colonia penale, il barbiere ritorna, dopo 15 anni a Londra, e assume il nome di Sweeney Todd e ordisce insieme con Nellie Lovett, la venditrice di pasticci che a rilevato il suo negozio di Fleet Street, la sua vendetta contro il giudice Turpin che nel frattempo è diventato anche il tutore delle figlia di Todd. Il film è tratto dall'omonimo musical di Stephen Sondheim e Hugh Wheeler dal quale Burton trae come al solito un film fantasioso e interessante ma a tratti più freddo dei precedenti. Il film inizia con dei bellissimi titoli di testa che anticipano lo vendetta di Todd e anche il sangue che verrà versato perchè si tratta di un film duro, violento e senza speranza dove la crudeltà della vendetta è pari sennò maggiore del danno subito. La regia di Burton è come sempre visionaria e in questo viene aiutato anche dalle straordinarie scenografie, premiate giustamente con l'Oscar, di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Le interpretazione sono di ottimo livello Johnny Depp è un dolente Sweeney Todd e si dimostra un buon interprete anche nelle parti cantate, anche se sinceramente dopo tanti ruoli fantasy gradirei rivederlo in un ruolo "normale". Funzionano anche Helena Bonham Carter e l'ormai abbonato al ruolo di cattivo Alan Rickman. Sorprendente, visto che fino ad adesso era conosciuto solo per Borat, Sacha Baron Cohen nella parte del gradasso barbiere italiano Adolfo Pirelli. Cosa è allora che non funziona? Secondo me la parte musicale del film e la cosa in un musical è grave. La canzoni mi appaiono un po' debolucce e soprattutto poco coinvolgenti e orecchiabili. A tratto soprattutto nella parte centrale si sfiora la noia e anche le uccisioni e le vendette alla lunga diventano ripetive. Meno male che tutto viene riscattato da uno splendido finale, uno dei più struggenti degli ultimi anni. Lara Chiti

backstreet70 Film Cinema
backstreet70
6

Gran esercizio di stile, non vi è dubbio che la confezione di quest'ultima fatica di Tim Burton sia di alta qualità (la scenografia si è pure aggiudicata un oscar e la fotografia è assai superba), peccato che manchi il sapore, come anche in passato è capitato manca la passione, o anche solo l'originalità. Tratto da un musical (che forse si ispira ad un fatto vero), il film è ricco di canzoni assai noiose (ben mi hanno cullato nei 15 minuti di sonno che mi ha sorpreso attorno al minuto numero 50), la struttura è teatrale, gli attori molto enfatici e la messa in scena molto curata. Burton era rimasto colpito da questo musical ricco di sangue; sangue che è il vero protagonista della scena, un sangue cromaticamente finto ma proprio per questo in linea con lo scopo di omaggiare il grand guignol teatrale dell'800 ed è anche l'ennesima prova che la sua bravura risiede più nel cinema d'animazione che altrove. Burton deve essere rimasto colpito anche dai personaggi che ben si legano alla sua poetica del diverso, ma a differenza del passato qui non vi è il diverso buono che si trova di fronte i normali cattivi ma un universo in cui tutti sono macchiati di qualche colpa, e qui c'è la grossa differenza con i film precedenti. Peccato che non ci sia molto altro. La storia è di una banalità impressionante e la personalità degli attori tagliata con l'accetta, Johnny Depp è al minimo sindacale e Helena Boom Carter continua a fare Helena Boom Carter, per Alan Rickman non ci poteva essere ruolo più monocorde (ma ha preso in toto l'intero cast di Harry Potter?), a poco valgono alcune trovate neppure troppo originali, lo sbadiglio è dietro l'angolo e la mancanza di ironia (sempre assente nei film di Burton) fa il resto. Il personaggio del barbiere Pirelli è forse l'unico guizzo veramente interessante, grazie anche alla bravura di Sacha Baron Cohen, in un affresco molto ben disegnato ma che si dimentica alla svelta. Sì può dargli la sufficienza ma nulla più. Paolo Iglina

scapigliato Film Cinema
scapigliato
8.5

La nuova gothic-opera di Tim Burton è diversa da tutte le precedenti, che a loro volta sono diverse tra di loro. Il regista ha il pregio di saper usare tutti i colori del “nero”. Questo suo Sweeney Todd potrebbe ben essere Edward Mani di Forbice vent’anni dopo (17 per la precisione). Freak non per scelta, rifiutato e calpestato dalla gente per bene, patologico, cadaverico, allacciato inverosimilmente e irreversibilmente con la morte, il funerario, il macabro ed il cimiteriale, Sweeney Todd, ovvero il diabolico barbiere di Fleet Street, così come l’Edward del primo matrimonio tra Depp e Burton, è l’espressione gotica, nera, “altra”, dell’antagonismo poetico che è, a conti fatti, la cifra stilistica e poetica di Tim Burton. L’asse che unisce Edward, Ed Wood, Ichabod Crane, Willy Wonka, Victor Van Dort e Sweeney Todd è l’asse spiazzante dell’elemento impazzito, diverso, fuori cognizione, inclassificato nei parametri del mondo cosidetto normale. É anche un po’ politico questo asse, perchè rintraccia nel dissenso fisico, carnale, sociale, la contestazione dell’uomo moderno davanti agli orrori del sistema omologato. E se prima l’orrore era interno, ed esterno perchè sprigionato dall’estetica dei suoi personaggi, oggi l’orrore di Tim Burton coinvolge tutti. Questo non vuol dire che da qui in avanti il “bardo del gotico” non intenzionerà altro, ma semplicemente che a quasi ventanni dal sodalizio con l’attore che meglio ha espresso il suo gioco cadaverico nei confronti dell’apatica società classista di oggi come di ieri, Burton ha deciso di sterzare verso un pessimismo cosmico che intacca la vita di chiunque, in ogni angolo del mondo come in ogni epoca. Questa sua versione cinematografica del musical di Sondheim gioca con il musical, ma non cede al ricatto del musical. Non vedrete coreografie da Broadway, balletti esagerati, balleri e cantanti che cantano con quell’odioso sorriso da buonista, bensì dialoghi cantati, attori statici o impegnati non in qualche inutile volteggio ma a tagliare gole, a preparare pasticci di carne o a sedurre laidi le belle fanciulle (grande Alan Rickman, of course Sir!). Un musical sì, ma non un vero musical in senso stretto. La centralità del cantato non rovina l’attenzione alla recitazione e al dialogato: il cantato è centrale, ma non prepotente. In più, l’animo “animation” di Tim Burton lo porta nuovamente a confrontarsi con il fumetto, con la rappresentazione visiva di un mondo “disegnato”, disegnato dentro la sua immaginazione. Atmosfere squisitamente “nere” da cui i giovani registi di horror dovrebbere imparare. E poi lui, Johnny Depp: l’attore che tutti vorremmo essere, se non fosse che è meglio avercene solo uno, ma gigantesco, imprevedibile, che pur continuando una sua personale galleria di tipi assenti da questo mondo e amanti dell’alterità fisica, patologica e mentale, non riesce a risultare patetico e ripetitivo. Non ci riesce. Forse ci prova, insiste con tutte le sue forze per essere uguale sputato ai suoi ruoli di sempre, ma la classe che lo distingue gli permette invece di rapportarsi con i suoi nuovi personaggi in moduli e in toni completamente differenti. Onore a Tim Burton per saper sempre dipingere con antagonismo il mondo usando tutti i colori del “nero”; onore a Johnny Depp che a conti fatti è l’attore più mimetico del nuovo millennio, tant’è che è inseparabile immaginificamente dai suoi personaggi (una volta lo erano stati solo Lon Chaney, Bela Lugosi, forse Vincent Price); onore quindi alla coppia Burton-Depp che insieme fa sempre fuoco e fiamme regalandoci sempre delle favole bellissime, intrise di magia e di stupore, spiazzamento. Favole sì, ma per adulti. Adulti che tornano infantili, e rivedono così i piaceri e i dispiaceri della vita mutati di segno e di convenzione, un po’ come se fossero ancora ragazzini. Mauro Fradegradi

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